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La Scuola

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Iscrizioni aperte!

Psicomotricista

Una professione della relazione

Lo psicomotricista opera:

  • Negli asili nido, nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria su progetti di educazione-prevenzione
  • Nei servizi socio assistenziali diurni e residenziali per minori (Centri di Aggregazione giovanile, CAM..)
  • Nei servizi diurni e residenziali per disabili (CSE,CDD,CRT..)
  • Nei servizi pubblici e privati, diurni e residenziali dell’area Psichiatrica, delle Dipendenze e dei Disturbi del Comportamento Alimentare(DCA)
  • Nelle RSA per anziani

Profilo professionale di riferimento

Chi è lo Psicomotricista:

  • Esplica la propria professionalità in forma autonoma in ambito educativo e socio-sanitario;
  • Favorisce lo sviluppo psicofisico della persona e il mantenimento del suo equilibrio in tutto l’arco della vita;
  • Aiuta a superare momenti di crisi anche per prevenire l’instaurarsi di situazioni patologiche;
  • Opera per la valorizzazione e la mobilizzazione della persona e del suo contesto.

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Approccio formativo

La scelta di un approccio formativo originale ed efficace: "L’autoformazione"

“Insegnami il mio, non il tuo linguaggio.
Insegnategli il loro, non il vostro linguaggio.
Insegnateci il nostro, non il vostro o il loro linguaggio.”

Brun, 1986

In queste parole di BRUN è sintetizzato il senso e la sfida di questo percorso triennale di formazione.
Siamo convinti da sempre che la psicomotricità, così come la formazione, è una vera “avventura di viaggiatori”. Perché il viaggiatore non è chi ama i viaggi restando attaccato alla sua terra; il viaggiatore è un uomo che si risolve nel movimento continuo, nello sforzo ininterrotto di liberarsi da ogni legame interiore ed esteriore, trovando la propria stabilità nella continua trasformazione.
Per questo il segreto e il valore della scuola triennale vuole essere, e sarà, in parallelo ai diversi contributi teorici, l’autoformazione individuale e di gruppo.
L’autoformazione, infatti, sarà la modalità che permetterà a tutti, e a ciascun allievo/a, di ritrovare la propria fiducia nell’essere costruttore del proprio sapere. E questo ci permetterà di “attraversare il bosco di notte”.
“Attraversare il bosco di notte significa andare là dove la paura non ci farebbe andare; significa incontrare aspetti sconosciuti ma anche agognati e radicati dentro di noi”; e l’autoformazione, proprio come “attraversare il bosco di notte”, può significare trovarci d’improvviso di fronte a domande non scontate. Attraversare il bosco di notte, in fondo, dietro l’incontro con la paura, con l’ignoto, non significa altro che “guardarsi dentro”, utilizzare spazi e volti sconosciuti per provare l’ebbrezza e lo stordimento del perdersi nell’ignoto per potersi ritrovare. E poter tornare a casa con nuove consapevolezze di sé.
Siamo convinti che la vera formazione non sia “dare forma” ma “emergenza di forma”, vale a dire creare condizioni perché ciascuno possa trovare il filo della sua storia e – fiduciosamente – porlo in connessione con altri fili. Da questo intreccio nessuno potrà mai disegnare in anticipo il tessuto che ne uscirà, nessuno potrà mai prevedere quale nuova storia si scriverà.
La vera formazione, infatti, non è accumulare informazioni, acquisire certezze, conquistare competenze per restarne schiavi e prigionieri. In altra direzione di senso, è una formazione che crea condizioni perché ciascuno possa elaborare il suo modo di cercare e utilizzare informazioni, crea condizioni perché ciascuno sappia convivere con l’incertezza e la responsabilità, perché ciascuno sia un po’ più libero.
E il cuore dell’autoformazione è quello di osare, di fare nessi anche audaci, inesplorati, di osare dare senso, assumersi la responsabilità di catene di senso. Perché è vero, come dice U.Galimberti, che “ la nostra libertà di scelta non è tra le cose, ma tra i significati che noi diamo alle cose, per cui noi siamo liberi perché siamo donatori di senso e perché scegliamo in base al senso che diamo.”
Riteniamo, infatti, che porsi domande, aprire porte, superare barriere che limitano e che impediscono la relazione e la comunicazione vera, saporita, coinvolgente, è l’esercizio quotidiano dello psicomotricista, ma soprattutto il segreto affascinante della formazione vera quella che cambia la vita e il nostro rapporto con la conoscenza.
Occorre riappropriarci della fiducia di saper costruire le condizioni per poter continuare ad apprendere. Perché il problema vero non è quanto poco o tanto io ho appreso, posso sempre rimediare. A ben altro livello di significato, il problema è se la formazione è capace di restituirmi la fiducia che io posso autonomamente apprendere, autonomamente cambiare...
Autoformazione quindi come “Costruzione” che si può definire ( in senso piagettiano ) organizzazione del mondo tramite la nostra organizzazione. E che valorizza la capacità di rimanere ingenui, di sapersi stupire e meravigliare. E portarsi in tasca tanti sassolini, per non aver paura di perdersi nel bosco. E, in ogni momento, poter tornare a casa, tra luoghi e volti che non c’è bisogno di riconoscere perché dicono di noi e delle nostre nostalgie di futuro.
Autoformazione per tenerci strette le mille risorse che non sappiamo di avere, che si perdono nella fretta e nella rigidità delle azioni e dei pensieri. Quelle risorse che germogliano, impreviste, da connessioni mai osate, da desideri non riconoscibili, e da incontri imprevisti e occasionali. Come gli amori selvatici.

Nuccio Puleio

Il piano degli studi

Metodologia

In psicomotricità il metodo è contenuto. Il modo di porsi all'altro è, di per sé, materia di relazione, qualità dello scambio comunicativo. I bambini,primi nostri ispiratori, sono insuperabili nell'intercettare, attraverso la lettura " a pelle" dell'atteggiamento dell'adulto, ogni difficoltà, imbarazzo, interesse o disinteresse dell'adulto che ha davanti. Anche le sue paure, spesso malcelate in atteggiamenti di fredda direttività o mielosa accoglienza.

La capacità di leggere la congruenza ( e l'incongruenza) tra contenuto e relazione nella comunicazione deve essere alla base della preparazione del professionista, a partire dalla padronanza nel decodificare e modulare le PROPRIE modalità relazionali .

Questo vale per la comunicazione educativa e terapeutica, ma anche per la comunicazione "istituzionale" nella complessità dei ruoli, delle funzioni, delle competenze. E questa particolarità determina la valenza "sociale" della formazione.

"Saper essere" in una dimensione organizzativa è fondamentale per il successo di ogni azione o intervento educativo,riabilitativo, terapeutico.

Per questo l'istituzione formativa deve, alla base, porsi come "modello virtuoso di funzionamento", adottando per scelta e non per convenzione, "stili" comunicativi autentici, efficaci, coerenti e solidali.

L'istituzione che forma i professionisti (terapisti, educatori, insegnanti..) non può trascurare o eludere questa caratteristica. L'allievo apprende di più dal "clima formativo" che dalle singole unità didattiche.

Roberto Soru

Una storia preziosa: l’autoformazione.

E’ una sfida alla linearità semplificatrice. Dove sfidare sta per non affidarsi, non affidarsi ad una pienezza di senso e di significato che nega alla radice l’identità di ciascuno/a allievo/a. Vogliamo praticare la convinzione che il processo di apprendimento è un processo di autoorganizzazione o falsità che regge poco quando si incontra con la vita e l’imprevisto.

E non dimentichiamo le parole di Winnicot: “La nostra teoria comprende la convinzione che vivere creativamente sia una situazione di sanità, e che la compiacenza sia una base patologica per la vita”.

Nuccio Puleio

Aree della formazione

Area della formazione teorica

Il "vero apprendimento" non è il semplice ricordare quanto si è studiato ma, a ben altro livello di significato, la capacità di rielaborare dati, conoscenze, saperi sulla base della propria esperienza, della propria curiosità, dei propri valori, delle proprie nostalgie; in una parola : autoformazione!

Area della formazione pratica-esperenziale

La formazione pratica, distinta tra Formazione d’aula (80 ore) e Tirocinio mirato (150 ore), si contraddistingue per un’attenzione all’individualizzazione dei percorsi tramite una specifica attività di tutoring personalizzato.

Area della formazione personale

La cifra distintiva della formazione in psicomotricità si evidenzia nell'attenzione alla FORMAZIONE PERSONALE del futuro professionista, alla costruzione di consapevolezza, alla conoscenza approfondita delle proprie caratteristiche relazionali, alla capacità di gestione del proprio patrimonio emozionale. Senza questa base, sono convinto, ogni abilità tecnica, seppur raffinata, ogni conoscenza teorica, per quanto approfondita, rischiano di disperdersi o svalutarsi, travolte dalla domanda esistenziale del giovane disabile, del bambino in difficoltà, dell'anziano istituzionalizzato.

Lo staff della scuola

I docenti della Scuola

Anselmi Roberta
Airoldi Massimo
Boldre Oskar
Barzaghi Carla
Bisioli Bianca
Bonicalzi Valentina
Casalini Linda
Conte Veronica
Dori Mauro
Engolini Marina
Fattore Rosella
Formenti Luisa
Furini Tania
Garcia Victor
Guerra Lisi Stefania
Maffei Liliana
Maggioni Giordana
Marino Vincenzo
Nicolodi Giuseppe
Protasoni Marina
Quilici Marco
Righetti Renata
Schenato Marta
Sansoni Costanza
Soru Roberto
Storaci Eliana